L’intervento di Emanuela Braghieri a nome dell’Associazione alla Celebrazione del Centenario a Palazzo Gotico il 19 ottobre 2024
Buonasera a tutti e a tutte,
benvenuti alla celebrazione ufficiale del centenario del Liceo Respighi. Da giovedi il liceo è in festa e infatti sono stati organizzati alcuni in eventi tra cui un incontro di astronomia con l’astronauta Paolo Nespoli, una conferenza sulla fisica del riscaldamento globale. Stamattina è stato ricordato Francesco Alberoni insieme alla direttrice e ad una redattrice del giornale a lui dedicato.
Oggi siamo qui, per concludere un momento di festa ma anche di riflessione sul ruolo che il Liceo Respighi ha ricoperto a Piacenza e per presentare un libro sulla storia di Lorenzo Respighi, di cui ricorre il bicentenario.
II 16 ottobre 1924 il decreto reale istituiva il liceo scientifico a Piacenza.
Nel 1925 la scuola venne intitolata a Lorenzo Respighi.
Nel 1947 dalla iniziale sede di via della ferma la scuola fu trasferita nell’ex GIL di barriera Genova dove ancora oggi si trova.
Nel 1989 alcuni studenti della maturità del 1948 si ritrovarono raccolti da Emilio Libé rientrato a Piacenza dopo anni di lavoro in altre regioni. Ebbero loro quell’idea di creare una associazione per mantenere rapporti di amicizia, di solidarietà tra coloro che hanno frequentato e che frequentano il liceo, alunni, docenti, non docenti per favorire con la propria esperienza la diffusione della cultura e della scienza.
La prima borsa di studio fu intitolata a Clotilde Sadowski per trent’anni indimenticata docente di matematica e fisica poi preside; la borsa venne e viene così motivata “Le scienze sono un valido aiuto alle persone che ne sappiano essere valenti cultori nella costruzione della loro personalità”. Nacquero alcune idee come i maiores incontri tra ex alunni e studenti per aiutarli in orientamento in uscita, una pratica poi divenuta universale e İstituzionalizzata.
Nel 2008 nacque poi il premio Respighiano dell’anno per indicare coloro che si siano distinti nella loro attività, nella loro professione, non solo a fine carriera ma anche giovani in piena attività; non a caso nel 2021 furono premiati sette giovani medici buttati nella battaglia al covid con le unità Usca non appena laureati. E ancora oggi l’Associazione è accanto alla scuola nella celebrazione di questo centenario un impegno che il fondatore dell’associazione Emilio Libè conscio dell’avanzare dell’età aveva fortemente voluto lasciare come impegno morale ai suoi successori.
Ebbene, poiché sono passati 100 anni dall’istituzione della scuola,migliaia di studenti, docenti, professionisti, lavoratori ne sono passati. Sono passati 100 anni da quando il Liceo Respighi ha accolto il suo primo studente che, con lo zaino pieno di sana inconsapevolezza e disorientamento, ha varcato quella porta. 100 anni nella vita di una persona costituiscono per molti un obiettivo da realizzare, raggiunto il quale dopo è come se non ci fosse più niente. Ebbene, per un luogo il meccanismo è diverso. Diamo per scontato che siano i luoghi a vederci crescere e spesso confidiamo nella loro eternità perché in una esistenza in costante cambiamento, i luoghi che hanno segnato gli attimi più significativi della nostra vita ci tengono aggrappati ai ricordi ed i ricordi hanno vita propria. Torniamo magari in un posto dopo tanti anni e ci stupiamo, quasi indispettiti, di cambiamenti che in nostra assenza si sono con arroganza succeduti, senza chiederci neanche il permesso. Dopo qualche minuto torniamo alla razionalità e cioè alla consapevolezza per cui l’evoluzione è insita in tutto ciò che ha un’anima e lo accettiamo. Se dovessi trovare in tutti questi cambiamenti, in tutte le generazioni che si sono succedute un filo conduttore è che il liceo Respighi non sia stato, nemmeno per un secondo, un non luogo, un luogo cioè anonimo che ha la prerogativa di non essere identitario, relazionale e storico. Un luogo in cui migliaia di studenti si sono trovati e spesso anche ritrovati e un luogo in cui, prima o poi, si è destinati a tornare.
Sei stata oggetto delle più variegate e genuine emozioni che solo un liceale può provare: prima di tutto ti abbiamo scelta come scuola per la nostra formazione culturale ed educativa, e ti pare poco.
Ti abbiamo vissuta, a volte con intraprendenza, altre volte con il solo ed unico desiderio che il mese di giugno arrivasse il prima possibile. A volte è stata la passione a guidarci, altre volte il timore di non portare la sufficienza a casa è stato il motore dei nostri sforzi. O peggio, avere la materia a settembre.
Ti abbiamo amata quando ci hai regalato dei paesaggi meravigliosi con gite in Sicilia, in Spagna, in Grecia e ti abbiamo odiata dal profondo del cuore quando agli inviti degli amici o ai pranzi con i parenti delle domeniche di maggio spesso abbiamo declinato con un semplice “no, scusa, devo studiare”. A volte abbiamo pensato che non fossi il posto adatto quando la paura di non essere all’altezza delle aspettative, di deludere chi ci stava attorno ci presentava il conto quotidianamente, eppure alla fine siamo sempre rimasti. Perché in fondo sapevamo che era una fase, un periodo, un momento che ad un certo punto sarebbe finito e che ad un certo punto ci avrebbe dato, oltre che le soluzioni del problema di fisica, quelle per vivere con più leggerezza la nostra età. Le risposte spesso sono arrivate, altre volte sono arrivate troppo tardi, forse.
Ma ti perdoniamo.
Sei stata il palcoscenico di tante avventure che chi ti ha vissuto, ancora oggi, non manca mai di riportare alla memoria dei presenti davanti ad un bicchiere di vino, che sia una rimpatriata del liceo o una cena di famiglia. E la cosa sorprendente è che per quanto certi eventi non si smetta mai di raccontarli, la risata che ne deriva non perde mai d’intensità. E questo è il regalo più grande che una scuola possa farti. Perché è il sentimento che solo chi è stato messo nelle condizioni di vivere profondamente può provare. E non c’è nessun voto, neanche un 3 in latino, che può rovinarlo.
Intere generazioni hanno atteso con trepidazione l’uscita definitiva dalla tua porta principale, vedendo la maturità non altro che come una scocciatura e un’ulteriore mole di studio da affrontare. Per poi dopo due mesi rendersi conto che forse sarebbe stato meglio rimanere al sicuro dentro le tue mura. Ancora per un po’.
Hai gettato nel mondo tanti diciottenni insicuri con troppa irruenza forse, ma hai dato loro anche degli strumenti per difendersi, in caso di necessità. Hai aiutato tanti di loro ad imboccare la strada più giusta, anche se non necessariamente quella più facile. Altri non sei riuscita a comprenderli ma il loro disorientamento a stata anche la bussola in grado di condurli verso terre inesplorate.
Hai scolpito tanti cuori di istanti che vivranno sempre con noi. E di questo te ne saremo sempre grati. Soprattutto perché, in quegli istanti, non siamo mal stati soli.